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Come rispondere ai bambini curiosi

"Miə figliə fa tante domande e non so come rispondere!"


Nell’articolo precedente ("Il Pensiero Magico") abbiamo visto come pensano i bambini: dai 3-4 anni i bambini sono estremamente curiosi, si interrogano su qualunque cosa li circondi, ma allo stesso tempo non sono in grado di capire spiegazioni complesse.

Anzi, proprio perché il mondo è così difficile da capire, interviene il “pensiero magico” che aiuta a darsi delle risposte un po’ strampalate.


I genitori quindi si trovano spesso in questo limbo in cui i bambini li sommergono di domande (a volte anche difficili!) che non capirebbero, e quindi non sanno come rispondere.

  • Ma bisogna proprio rispondere alle domande dei bambini?

  • O meglio lasciarle perdere fino a quando potranno capire la risposta?

  • Altrimenti, come si può rispondere?


Cerca di rispondere sempre


Anche se a volte può risultare difficile rispondere ad alcune domande, è importante per il bambino non ignorarle mai. Quando un bambino fa una domanda significa che ci ha pensato su.


Ricorda che la curiosità rispecchia una mente curiosa e sana che cresce rapidamente.

Non dimentichiamoci infatti che la curiosità del bambino, per lo psicologo Jean Piaget, è strettamente legata allo sviluppo dell’intelligenza.



Come rispondere? Con Semplicità!


Il problema degli adulti è che spesso rispondono in modo troppo esauriente, e così i bambini non capiscono.

È importante sapere che i bambini fino a 6-7 anni riescono a capire solo ciò di cui hanno esperienza diretta e concreta, quindi spiegazioni troppo astratte e complicate non servono a molto.


Questo non significa che non vale la pena rispondere! Le risposte ai “perché” dei bambini però dovrebbero essere brevi e semplici, stando attenti a cosa il bambino riesce a capire e cosa no, e rimanendo su degli esempi concreti che si possono vedere o di cui si ha avuto esperienza diretta.


Montessori racconta che un giorno un bambino di 4 anni chiese alla sua mamma “Da dove vengo io?”. La madre rispose semplicemente “Bimbo mio, sono io che ti fatto”. La risposta, rapida e breve, saziò temporaneamente la curiosità del bambino.


Le risposte degli adulti, quindi, inizialmente devono essere molto semplici. Meglio poche informazioni ma chiare che tante e disordinate, no?

Col tempo, le domande diventano poi sempre più complesse, ma questo va di pari passo con l’emergere di nuove capacità cognitive del bambino, che riuscirà a gestire informazioni via a via più complicate.



Non usare la magia


Quando ci si trova in difficoltà, si può pensare di “defilarsi” da una domanda inventando una risposta con degli elementi “magici”.

In realtà, questo non aiuta il bambino. Anzi, ricorrere alla “magia” per spiegare dei concetti non insegna al bambino a ragionare e, cosa più importante, che i fenomeni del mondo hanno delle vere relazioni causa-effetto.



Stimola la curiosità


A questo proposito, il Prof. Sternberg (professore di psicologia alla Cornell University, USA) sottolinea l'importanza del ruolo dei genitori nello sviluppo cognitivo dei figli: quando i genitori rispondono adeguatamente alle domande dei loro bambini, aiutandoli a ragionare, li stimolano a cercare delle spiegazioni, e così facendo promuovono il loro sviluppo intellettuale.


Infine, la Prof.ssa Arnone (Syracuse University, USA) suggerisce che a poco a poco che il bambino cresce, si possono aggiungere dei piccoli “conflitti”: ad esempio, durante una semplice attività quotidiana, si può chiedere al bambino “Perché secondo te non è -così- ma è -così-?”. L’esercizio di porsi delle domande stimola la curiosità del bambino, aiutandolo a esplorare, sperimentare e a scoprire il mondo.



Cercare la risposta insieme


"E se quella cosa proprio non la so?" Non importa. Se si è in difficoltà con qualche domanda, si può cercare insieme la risposta e coinvolgere così il bambino nel processo di "ricerca”.


Per non finire su un'enciclopedia, che spesso non fa al caso nostro in termini di semplicità, si può cercare direttamente su Google "Spiegare ai bambini perché...” ricorrendo a siti attendibili come ad esempio Focus Junior.

 

Fonti:

- Montessori (1952). “La mente del bambino”.

- Amy Chak (2007). Teachers' and parents' conceptions of children's curiosity and exploration. International Journal of Early Years Education, 15, 141-159.


Foto di copertina: Foto di Anna Shvets da Pexels


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