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Disinformazione e Debunking

Qualsiasi tentativo di smentire la disinformazione può inavvertitamente rafforzarla se non sappiamo maneggiare le “regole del #debunking



Con il termine “disinformazione” ci si riferisce al fenomeno per cui si creano e si diffondono informazioni false e inaccurate indipendentemente dall’intenzione di ingannare o manipolare (dall’inglese misinformation). Con il termine “malainformazione” invece ci si riferisce a tentativi volontari di confondere o manipolare le persone fornendo loro informazioni ingannevoli (dall’inglese disinformation). Entrambi i fenomeni sono un grosso problema per la società, soprattutto oggi la cui diffusione di fake news è alimentata dai social networks e social messaging.


Il “debunking” (in italiano la demistificazione, termine poco usato) è al contrario l’attività di smentire affermazioni false, esagerate e ascientifiche per mezzo di fonti verificate e metodologie scientifiche.


Ridurre la #disinformazione è un compito difficile e complesso. I Professori John Cook, dell’Università del Queensland, e Stephan Lewandowsky, dell’Università dell’Australia Occidentale, hanno studiano il fenomeno e hanno creato il “Manuale del Debunking” che mostra le regole per smentire in modo efficace le notizie inaccurate e i falsi miti.



Avere più informazioni non basta


Spesso si pensa che la disinformazione sia dovuta alla mancanza di conoscenze e che quindi la soluzione sia quella di aumentare le informazioni a cui le persone sono a disposizione. Questa però è una credenza inesatta, che non tiene conto di come le persone processano le informazioni e di come la loro visione del mondo influenza il modo di pensare.

“Non è importante solo cosa pensano le persone, ma come pensano”

riferiscono Cook e Lewandowsky. Nell’attività del debunking sono stati osservati diversi tipi di "effetti boomerang" che invece di smascherare la disinformazione la alimentano peggiorando le cose. Vediamo quali sono.



L’effetto della Familiarità


Quando si vuole sfatare un falso mito lo si menziona spesso in un discorso; il fatto di ripetere l'informazione da smentire ha però un effetto controproducente, perché aumenta la familiarità che le persone avranno di quel falso mito e quindi la probabilità che lo ritengano vero. Il punto è che più qualcosa è familiare e più le persone la accetteranno come vera.


Come si fa quindi a raggirare l’effetto boomerang della familiarità? La cosa migliore sarebbe quella di concentrarsi sui fatti che smentiscono il falso mito, senza menzionare il mito in sé. L’enfasi del debunking dev’essere sui fatti che si vogliono comunicare, così che man mano saranno questi a diventare sempre più familiari al nostro interlocutore.




L’effetto dell’Eccesso di informazioni


Un’altra credenza comune è che più informazioni dettagliate e articolate si danno, più sarà possibile smentire il falso mito. Tuttavia,

“Un’affermazione semplice è cognitivamente più attraente di una correzione troppo complicata”

riportano Cook e Lewandowsky. La semplicità è un elemento chiave: un linguaggio semplice e frasi brevi sono più efficaci. Vero è che talvolta la semplicità può sacrificare la complessità dei concetti e dei fenomeni che si vogliono spiegare, ma per i “non addetti” avere poche informazioni e chiare è meglio che averne troppe e che non si capiscono completamente.




L’effetto della Visione del mondo


Decisamente l’effetto più potente, perché i nostri preconcetti e le nostre opinioni filtrano e influenzano il nostro modo di pensare razionalmente.

“Chi è fortemente convinto delle proprie opinioni, quando si imbatte in argomentazioni che gli vanno contro può indurli a rafforzarle ancora di più.”

Questo è dovuto al bias di conferma, ovvero il modo in cui le persone cercano in modo selettivo le informazioni che rafforzino la loro visione: leggere sempre gli stessi giornali, informarsi dalle stesse fonti e gruppi social è un atteggiamento di chiusura mentale che nega il confronto e la messa in discussione delle proprie idee.


Prima di tutto, bisogna considerare che sono maggiori le possibilità di correggere la disinformazione tra coloro che sono più “indecisi”, mentre è estremamente difficile con chi è polarizzato e chiuso nelle proprie convinzioni.


È importante poi non contraddire esplicitamente l’interlocutore, in quanto questo non fa altro che far radicare ulteriormente le sue convinzioni preesistenti. I messaggi che si vogliono far passare devono essere presentati in modo da ridurre il più possibile le resistenze psicologiche e senza che questi minaccino la visione del mondo di una persona. Come fare?



Riempire il vuoto con un’alternativa valida


Quando le persone ascoltano un’informazione falsa o incorretta, si costruiscono un modello mentale per cui vi è falso mito che fornisce una spiegazione a un fatto. Quando un mito viene smentito, però, rimane un “vuoto” che va assolutamente colmato; come riporta anche Kahneman (di cui abbiamo parlato in questo articolo) il nostro cervello non tollera l’ambiguità ed è disposto a credere a qualsiasi cosa pur di togliersi dall’incertezza: meglio un modello errato che un modello incompleto. Il modo più efficace per smentire un falso mito non è quello di attaccarlo, ma è fornire una spiegazione alternativa colmando il vuoto lasciato dal debunking.




Quindi, riassumendo:

  • Presentare i fatti in modo semplice e chiaro

  • Non smentire semplicemente con “questa affermazione non è vera”

  • Spiegare in che modo il falso mito è ingannevole

  • Presentare le fallacie argomentative e logiche del falso mito

  • Concentrarsi sui fatti, evitando di ripetere le informazioni del falso mito

  • Fornire un’alternativa che riempia il vuoto del debunking

  • Non cercare lo scontro ma l’incontro

  • Condividere fonti verificate e accreditate.

 

Fonti

- Cook, J., Lewandowsky, S. (2011). The Debunking Handbook. St. Lucia, Australia: University of Queensland. November 5. ISBN 978-0-646-56812-6. [http://sks.to/debunk]

- Khaneman, D. (2011). Pensieri lenti e veloci. Modadori.

- UNESCO (2018). Journalism, fake news & disinformation: handbook for journalism education and training. ISBN: 978-92-3-100281-6. [https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000265552]


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