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“Mamma, da grande voglio fare la Youtuber!”

La pre-adolescenza è una fase delicata dello sviluppo in cui si comincia a costruire la propria identità. In questo contesto, che ruolo hanno i social nello sviluppo dell’identità e dell’autostima? Perché sempre più bambini vogliono fare gli Youtuber?


La costruzione dell’identità


Il compito dell’adolescenza è quello di portare a termine la costruzione dell’identità, un processo che ha inizio dai 10-11 anni con il passaggio dalle elementari alle scuole medie. In questo percorso il bambino ha bisogno di distaccarsi dai genitori e inizia a confrontarsi sempre di più con il gruppo dei pari.


"In una fase in cui si sta realizzando la separazione dai genitori, gli amici e i pari sono il sostegno di cui si ha bisogno e che conferma l’emergere della nuova identità

scrive Lavinia Barone, Professoressa di Psicologia infantile all’Università di Pavia.

Dai 10 anni d’età, i bambini iniziano a formare dei gruppi che diventano il loro “laboratorio sociale”. Si confrontano così di più con gli altri e questi continui confronti permettono loro di mettere a “verifica” le loro esplorazioni nel mondo. In questo senso, hanno sempre più bisogno dell’approvazione degli altri e sono quindi più sensibili ai commenti e ai giudizi.


Che influenza possono avere allora i social network in un contesto in cui le relazioni tra pari sono potenzialmente infinite?



Nuove tendenze, nuove identità


Nonostante l’età minima per accede alla maggior parte dei social network sia di 13 anni, molti bambini li frequentano già da anni prima pubblicando foto, selfie e video personali. Uno studio condotto in Belgio stima che il 18% dei bambini tra 8 e 12 anni abbia accesso a un profilo per navigare sulle piattaforme social.


I social media espongono i bambini in questa delicata fascia d’età a nuovi stili di vita e nuove idee che influenzano il loro modo di vedere il mondo. Per alcuni bambini, quello che vedono sui social media modella i loro obiettivi di vita e il loro modo di essere.


Facciamo un esempio: negli anni ’70 era la figura dell’astronauta ad essere sotto i riflettori, e tutti i bambini volevano diventare astronauti; poi, i nuovi idoli sono diventati i calciatori; oggi sono Youtuber e influencer le figure più ammirate, e perché? Perché i bambini vogliono diventare quello che vedono.


La Commissione dei Minori inglese, che da anni studia l’utilizzo e l’influenza dei social media nei bambini da 8 a 12 anni, ha rilevato che 3 bambini su 10 osservati aspirano a diventare dei famosi Youtuber da grandi.



Identità online: ci sono dei rischi?


Il passaggio dalla scuola elementare alla scuola media cambia molto il modo in cui i bambini usano i social media: a questa età, i bambini vengono a contatto con una rete sociale più estesa e allo stesso tempo sono più preoccupati della loro immagine. Cominciano così a confrontarsi con gli altri e sono sempre più preoccupati di essere adeguati, di “essere all’altezza”, di cosa pensano gli altri di loro.


Per i bambini che pubblicano contenuti online (anche se, lo ripetiamo, su molte piattaforme non potrebbero) “like” e commenti vengono quindi visti come l’accettazione sociale del proprio modo di essere e della propria identità. In questo modo, l’identità virtuale diventa sempre più rilevante e vogliono diventare sempre più popolari. Per qualcuno, l’identità virtuale è un’estensione dell’identità fisica e i commenti positivi e negativi hanno un effetto enorme sull’autostima.



Avere delle relazioni sociali è essenziale per tutti, e se l’identità online non prende il sopravvento, i social media possono avere degli effetti positivi sul benessere dei bambini perché contribuiscono a coltivare la rete di amicizie.


Ma come sempre, “il troppo storpia”: i social danno la possibilità di avere un numero illimitato di contatti e relazioni sociali e si è visto che troppi contatti possono al contrario ridurre il supporto sociale: questo perché alla fine è più importante la qualità delle relazioni piuttosto che la quantità.


È stata infatti dimostrata una relazione tra numero di “amici” e autostima: gli studi hanno evidenziato che più “follower” si hanno sui social e più aumenta la preoccupazione della propria immagine, e di conseguenza l’autostima diminuisce. Insomma, succede esattamente il contrario di cosa si cercava inizialmente, dove la popolarità diventa un’arma a doppio taglio.

E questo è particolarmente importante quando ci si riferisce a bambini e a pre-adolescenti, che sono all’inizio del loro delicato e tortuoso percorso della costruzione dell’identità.



Cosa possono fare i genitori?

“I genitori giocano un ruolo importante nel dare l’esempio ai propri bambini sull’uso dei dispositivi digitali”

riporta l’Accademia Americana di Pediatria. Sembra infatti che l’utilizzo dei dispositivi dei genitori sia l’elemento più importante che condiziona le abitudini dei bambini.

Bisognerebbe quindi prima di tutto “educare” i genitori a riconoscere l’impatto che ha il loro comportamento e il loro utilizzo dei social sui bambini, a partire dal condividere video e foto personali.


Sfatiamo poi un mito: l’utilizzo dei social media in età precoce non aiuta i bambini a prepararli per un uso più adeguato in futuro. Il bambino impara attraverso l’esempio dell’adulto, che è colui che deve aiutarlo a valutare quello che vede online, per saper distinguere da ciò che è reale e no.


In ultimo, la strategia più efficace è quella di supportare i bambini a fare altre attività offline: bambini che hanno degli hobby, che fanno sport o sono impegnati in altre attività sono più attenti e consapevoli dei rischi sui social.

 

Fonti:

- Barone, L. (2018). Manuale di psicologia dello sviluppo. Carocci Editore

- Children’s Commissioner (2018). LIFE IN ‘LIKES'. Children’s Commissioner Report into Social Media Use among 8-12 Years Old.


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