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Il "maternage insolito" dell'educatrice

Il ruolo dell'educatrice tra affettività e distanza professionale



Una relazione di natura diversa


I genitori sarebbero, per alcuni psicologi, naturalmente provvisti di una “preoccupazione primaria” che darebbe loro delle caratteristiche chiave come l’essere accessibile, disponibile, sensibile ai segnali del/la bambino/a, responsivo, sincronizzato negli scambi col piccolo e investire emotivamente su di lui/lei.


Per quanto riguarda i caregiver (chi si prende cura del/la bambino/a) nei servizi per l’infanzia, invece, non ci si può aspettare esattamente lo stesso stato mentale; tuttavia, questo non vuol dire che le educatrici non possano comunque rispondere adeguatamente ai bisogni affettivi dei bambini. Il maternage che si mette in pratica nel contesto dell’asilo nido viene infatti definito come “insolito” proprio perché non ripropone in tutto e per tutto quello della mamma, ma ci si avvicina.


Educatrici e mamme hanno ruoli diversi, e di conseguenza si comportano in modi differenti. Le educatrici non cercano di riprodurre la relazione materna cercando di sostituirla, ma offrono al bambino una relazione di natura diversa. Ciò che rende queste cure “insolite” è dato dal fatto che l’educatrice entra in relazione con il piccolo, ma in modo controllato e consapevole.


La relazione educatrice-bambino non è caratterizzata da quegli slanci affettivi naturalmente presenti nella relazione materna, ma esiste ed è di fondamentale importanza. Il “controllo” nella relazione affettiva che l’educatrice mette in pratica non è sinonimo di una relazione distante o fredda, in quanto un giusto equilibrio professionale non toglie la possibilità di costruire un legame tra educatrice e bambino/a.



Il ruolo dell'educatrice secondo Pikler


Nella pedagogia di Emmi Pikler, pediatra ungherese che ha influenzato enormemente i servizi per l'infanzia, i momenti di cura al nido sono routine davvero importanti: il cambio del pannolino, il bagnetto e la pappa sono le occasioni privilegiate in cui si costruisce il legame educatrice-bambino/a. Queste routine sono momenti intimi in cui il/la bambino/a riceve cure individuali e dove si sviluppano la sintonizzazione emotiva, il dialogo non verbale, l'attenzione congiunta e la condivisione affettiva; tutti questi scambi reciproci consentono di stabilire un legame positivo tra il l'educatrice e il/la bambino/a.


La cura del bambino dovrebbe infatti portare con sé gesti gentili, la partecipazione del/la bambino/a, il parlare e spiegare cosa si sta facendo, l'essere prevedibile per il/la bambino/a e, soprattutto, rispettare i suoi tempi.


Gli scambi affettivi al nido tra educatrice e bambino/a quindi sono estremamente importanti per il suo sviluppo, nella sua conquista verso la regolarità affettiva, la resilienza e la scoperta del mondo. La relazione significativa con un adulto che dà sicurezza al/la bambino/a facilita infatti il suo interesse verso ciò che lo/la circonda, stimolandone l’osservazione, l’esplorazione, la progettazione e l’agire nel contesto in cui si trova.

Il ruolo dell’educatrice è quindi quello di mettere a disposizione del/la bambino/a un ambiente sicuro e adeguato al suo sviluppo, senza che il suo intervento interferisca con il suo agire nel mondo.

 

Riferimenti bibliografici

- Appel, G., & David, M. (1978). Da zero a tre anni: un’educazione insolita. Milano: Emme Edizioni.

- Cocever, E., & Zucchi, L. (2012). Lavorare al nido sui passi di Emmi Pikler. In B. Ongari e F. Tomasi (a cura di), Nido d’infanzia 5. Prospettive di ricerca e spunti per la formazione, (pp. 113-138). Trento: Erickson.

- Pierrehumbert, B. (2009). Il Primo Legame. Parma: Edizioni Junior.

- Pierrehumbert, B. (2012). Attaccamento e maternage insolito. In B. Ongari e F. Tomasi (a cura di), Nido d’infanzia 5. Prospettive di ricerca e spunti per la formazione, (pp. 19-28). Trento: Erickson.

- Pikler, E. (1988). Laßt mir zeit. Munchen: Richard Pflaum Verlag (trad. it. Datemi tempo. Como: RED, 1996)



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