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“Meglio essere felici”

Cos’è la felicità? Tutti sanno cosa significa, l’abbiamo sentita mentre ci avvolgeva la testa, abbiamo percepito mentre ci attraversava il petto, ma come si può definire? Viviamo tutti i giorni con l’obbiettivo di cercarla, ma non abbiamo idea di come o dove possiamo scovarla



Bauman nel suo prezioso libro “Meglio essere felici” ci presenta il suo viaggio nel capire come definire la felicità. Il problema è che la felicità è profondamente soggettiva: ognuno può avere una sua definizione di felicità. Per qualcuno si trova in un cono gelato, per qualcun altro è nell’affondare i piedi nella sabbia, per altri sta nel vedere tanti zeri sul proprio conto in banca. La felicità è quindi prima di tutto una scelta personale.



Società e felicità


C’è una connessione tra società e felicità? Bauman ci dice che

“la società crea tutti gli immaginari, le condizioni, le possibilità per essere felici o infelici. C’è un effetto diretto tra la situazione in cui siamo nati, la nostra “sorte” e l’abilità di perseguire e conquistare la felicità.”

La società in cui nasciamo e cresciamo quindi è un elemento che condiziona il nostro essere felici. Ad esempio, il fatto di nascere in Europa o in Africa cambia tutte le carte in tavola. Anche nascere nel nord o nel sud Italia dà possibilità e stili di vita diversi, così come essere più o meno benestanti. Questa condizione di partenza dipende dal fato, dal destino, mica di noi, è qualcosa su cui non abbiamo il controllo.


Potremmo delegare al destino la più o meno riuscita della nostra felicità, ma su una cosa abbiamo invece il controllo: sul nostro carattere, ovvero su come possiamo agire sul contesto che ci è capitato. È come se il destino avesse il compito di presentarci un ventaglio di possibilità da cui partire, creando più o meno situazioni di svantaggio, ma poi è il singolo individuo che prende delle decisioni e agisce su quelle possibilità.


Oltretutto, se ci pensiamo, da cos’è formata la società? Da persone, da singoli individui che ciascuno con il proprio carattere creano tutti insieme le basi della cultura e delle future possibilità di quella società. Ognuno di noi quindi sceglie come agire sul contesto che gli darà l’occasione di essere felice.



Felicità e Consumismo


Per descrivere il nostro stile di vita odierno Bauman usa una formula, agghiacciante e breve ma assolutamente esaustiva:

“Comprare con i soldi che non si sono guadagnati cose di cui non abbiamo bisogno per fare una buona impressione - che non durerà – a persone di cui non ci importa nulla”

Viviamo in una società in cui più possediamo e più crediamo che questo ci renderà felici, ma è vero proprio il contrario. Il raggiungimento della felicità infatti è condizionato anche dalle regole economiche a cui sottostiamo, spesso senza rendercene conto.


Nella società dei consumi un cliente felice è un disastro, smetterebbe di comprare! La logica del mercato consumistico è quindi proprio il contrario: provocare insoddisfazione, che crea desiderio, che farà in modo che il cliente vorrà sempre di più. Il mercato metterà sempre in vetrina nuovi modelli che soddisferanno nuovi bisogni di cui prima non ne sentivate proprio la necessità. Il marketing è questo: vendere insoddisfazione e bisogni da dover colmare con sempre più cose.


Anche qui allora la felicità diventa una scelta: è scegliere di godersi quello che si ha, scegliere di non torturarsi con un consumismo sfrenato, scegliere di valutare i propri bisogni, scegliere di essere soddisfatti.



Felicità e Social media


I social ci hanno messo difronte a una scelta: qualità vs. quantità.

La qualità delle comunicazioni con amici e partner ha lasciato spazio al fatto di poter contare un numero molto superiore di amicizie e interazioni online. I social danno l’illusione di poter semplicemente diminuire le distanze, di non lasciarci soli, ma questa è appunto un’illusione.


Quanto la dimensione online può essere invece una scappatoia per non affrontare la dimensione offline, sicuramente più difficile e che richiede più abilità? Stare insieme agli altri infatti è più faticoso in termini di energia, investimento emotivo, tempo, negoziazioni.


Umberto Eco scriveva:

“È lo sguardo dell’altro che definisce e forma noi stessi. Così come non possiamo vivere senza mangiare e dormire, non possiamo comprendere chi siamo senza lo sguardo e la risposta dell’altro.”

Una società in cui si sceglie di non guardarsi più negli occhi, di non incrociare gli sguardi, sarebbe secondo Eco “la follia o la morte”.


La felicità inizia proprio nello stare in contatto con le altre persone, l’essere umano ha un naturale bisogno di rapportarsi con altre persone. La dimensione online toglie la parte più dura dello stare insieme, ma anche quella che dà più soddisfazioni. Perché la felicità non si trova solo negli sguardi, nei baci e negli abbracci, quella è parte facile delle relazioni; la felicità sta nel litigare, nel discutere, nel negoziare, nel capire le ragioni dell’altro e nel trovare insieme un compromesso e costruire qualcosa di nuovo.



L’elemento che accomuna tutti questi aspetti (società, consumismo e social) che interferiscono con la felicità è la scelta. Il primo step per essere felici sta quindi nello scegliere dove e come poter trovare la propria felicità.


La felicità non è essere libero da preoccupazioni, ma arriva esattamente quando superiamo i problemi e le difficoltà della vita. La felicità è un attimo e si trova alla fine di un percorso: siamo noi a scegliere dove nasconderla e dove trovarla.

La felicità è una scelta personale e quindi una nostra responsabilità.

 

Fonti:

- Bauman, Z. (2009). L’arte della vita. Laterza

- Bauman, Z. (2017). Meglio essere felici. Lit Edizioni.


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